
Il Museo Paleontologico “Le radici della vita” offre piccole finestre di approfondimento su alcune principali aree di interesse scientifico e didattico dell’area di Danta e del Comelico, in un singolo spazio aperto, anche se contenuto, dove è raccontato lo sviluppo della vita sulla terra, dalla propria origine fino alla comparsa ed evoluzione dell'uomo. L’aspetto paleontologico è illustrato attraverso fossili di diversa provenienza, da tutto il mondo, che testimoniano la comparsa delle primissime forme di vita sulla terra. Tra gli approfondimenti di maggiore interesse vi è la ricostruzione della formazione delle torbiere di Danta, uno dei siti compresi in Rete Natura 2000, la cui descrizione è affiancata, nella presentazione, da materiali carbonatici di recente scoperta provenienti da alcune (specificare quali?) torbiere della Danimarca.
Il percorso espositivo si svolge all'interno di un'unica stanza: l'allestimento relativo alla struttura della terra mostra la teoria della deriva dei continenti, attraverso alcuni campioni provenienti dal Comelico di rocce magmatiche, sedimentarie e metamorfiche, che compongono infatti la struttura geomorfologica del basamento cristallino di 460 milioni di anni fa, su cui è collocata Danta, ed il relativo substrato roccioso, che si è formato durante il fenomeno del vulcanismo del Permiano Atesino. Nella carta geologica del territorio veneto sono illustrate la varietà e la complessità geologica, determinate da consistenti dinamiche tettoniche e geodinamiche; qui sono poste in rilievo le caratteristiche geologiche del Comelico e del patrimonio Dolomiti Unesco.
La ricchezza del Museo è data dai numerosi reperti fossili provenienti dalla raccolta di Bruno Berti, del Gruppo Paleontologico della Società Veneziana di Scienze Naturali, e del Centro Studi Ricerche Ligabue, di Venezia. L’esposizione introduce il concetto di formazione dei fossili ricordando che “gli strati di roccia [sono come] le pagine di un libro”; al centro della stanza, vi è un fossile molto prezioso: si tratta di un cucciolo di dinosauro proveniente dalla Mongolia (genere Psittacosaurus), cui si affianca un cranio di Dyrosaurus phosphaticus (rettile marino estinto 40 milioni di anni fa e antenato del moderno coccodrillo). Sono presenti fossili di trilobiti, tra cui un bel esemplare di Dicranurus monstruosus (che risale a ca. 400 milioni di anni fa), stromatoliti (strutture sedimentari dovuti all’attivita’ di microrganismi fotosintetici, ad esempio cianobatteri), ovvero le prime forme di vita fossilizzate che sono infatti del Pre-Cambriano (3.5-1 Miliardi di anni fa), e campioni di animali più recenti come l’orso delle caverne (Ursus spelaeus, di 300.000-10.000 anni fa).
Un altro aspetto interessante riguarda i segni lasciati sulla terra da agenti amosferici e naturali o da altre forme di organismi viventi, come nel caso delle orme di dinosauro, ma anche delle tracce delle onde marine, risalenti a 280 milioni di anni fa.
In questa sezione sono esposte le orme di Dimetrodonte, un rettile antico del Permiano il cui campione proviene dal Nuovo Messico, negli Stati Uniti, mentre tra le specie acquatiche vi sono i resti di Pterygotus, uno scorpione d’acqua dell’Era Paleozoica vissuto tra il periodo Siluriano e Devoniano che, con i suoi tre metri di lunghezza, rappresenta il più grande artropodo mai esistito. Sono visibili numerosi fossili di insetti marini e una rarissima impronta di una delicata medusa del Miocene, oltre ad esemplari di ambre con insetti intatti al proprio interno.
La ridotta sezione dedicata alla storia dell’uomo, comprende una vetrina con alcuni strumenti in selce e manufatti in metallo lavorato.
Interessante appare la ricostruzione delle attuali torbiere di Danta, attraverso il confronto con materiali carbonatici da una torbiera, genericamente riferibile all’Olocene: un plastico e il pannello descrittivo raccontano origine, struttura della torbiera, distribuzione e stato di conservazione delle specie vegetali rare che caratterizzano questo ecosistema. La torbiera infatti rappresenta un laboratorio di ricerca sul campo per le ricostruzioni paleo-climatiche e paleo-ambientali nelle Alpi
Escursioni nell'area
Le torbiere di Danta
Durata: 2hUbicazione/mappa su Protected Planet Descrizione itinerario: Percorso illustrato sul seguente sito web Insieme alla zona di Coltrondo in Comelico, le Torbiere di Danta costituiscono un biotopo particolarmente significativo in territorio veneto e si distinguono all’interno dell’intero arco alpino per la diversita’ e rarità di specie vegetali. Infatti, le torbiere di Danta sono state indicate come Sito di Interesse Comunitario (SIC IT 320060) e sono incluse nella Zona di Protezione Speciale (ZPS IT 3230089). Il sito fa parte della Rete Natura 2000: una rete di aree protette che gestisce la conservazione di alcuni habitat "prioritari" nel territorio dell’Unione Europea.
L’itinerario indicato, facilmente percorribile grazie ai comodi sentieri attrezzati, percorre i più importanti ecotipi dell’area, visitabili lungo il sentiero anche con l’ausilio di una audioguida.
Le torbiere sono risultato di una specifica condizione dell’idrologia unita alla formazione geologica di rocce riferibili al Paleozoico e al Triassico inferiore, quindi piu' antiche delle Dolomiti, che si trovano nell'area di Danta. Tali forme, generalmente ricoperte da un deposito di materiale quaternario, a seguito di depositi alluvionali, morenici, gravitativi, vengono inglobate in una matrice limo-argillosa che le rende molto impermeabili. Tali strutture, imbevendo e trattenendo l'acqua, favoriscono il ristagno idrico, condizione essenziale per la formazione delle torbiere. Il territorio di Danta si distingue, in Comelico, per la complessa idrografia sotterranea e per la ricchezza d’acqua emersa stagnante o in lento movimento che consente l’associazione in un ecotipo di piante carnivore, diversi insetti, anfibi e uccelli.
Il progetto Life Natura "Danta 2004" valorizza quattro siti torbosi di particolare rilievo situati presso le localita' Val di Ciampo, Cercena', Palu' Mauria e Palu' Longo, dove e' possibile anche osservare gli interventi antropici finalizzati a ridurre l'erosione e l’approfondimento dell'alveo, per evitare l'eccessivo drenaggio delle torbiere. Stagione consigliata: da fine maggio ad ottobre
Museo Paleontologico “Le radici della vita”
- Danta di Cadore
Pubblicazioni
- Guida alle Torbiere di Danta di Cadore: Visitare e Apprezzare i Siti del Progetto Life Natura “Salvaguardia e Valorizzazione delle Torbiere di Danta di Cadore”. Progetto Life, Comune di Danta di Cadore, 2007.
- Le orchidee spontanee del Veneto e del territorio di Danta di Cadore. Bruno Berti. Mestre: Grafic House, Comune di Danta di Cadore, 1998.
- “Le radici della vita”: Museo Paleontologico di Danta di Cadore. Comune di Danta di Cadore, Belluno. A cura di Giuseppe Cormio. Supervisione di Bruno Berti.
- La vita nella torbiera e le torbiere di Danta di Cadore. Bruno Berti. Comune di Danta di Cadore, 1999.
- Andrich A., Crepaz A., (a cura di), 2001. Le Torbiere di Danta. Visita al Biotopo. ARPAV. Regione del Veneto. Centro Valanghe di Arabba. Promoduck - Santa Giustina - BL.
- Le torbiere montane: relitti di biodiversità in acque acide. Udine: Museo friulano di storia naturale, 2004.