Museo di Storia Naturale
dell’Alpago


Museo di storia naturale, dotato di una vasta collezione assemblata nel tempo e con interesse da parte di un gruppo di esperti locali, fra cui Ivan Fossa, appassionato naturalista di Puos d’Alpago. Caratterizza in modo specifico il Museo l’esposizione di aspetti faunistici e vegetazionali del territorio locale: una vasta collezione botanica e di funghi e una pregevole presentazione di campioni di piante.
All’ingresso del museo sono rappresentate in modo completo la zoologia locale e la sistematica dei vertebrati in provincia di Belluno.
Il Museo colpisce per la ricchezza di campioni esposti e per i collegamenti posti in luce con il territorio dell’Alpago e del Bellunese, ad esempio i fossili trovati sul territorio, e il pesce sampierolo (in dialetto sanpieròl), trovato esclusivamente nel lago di S. Croce.
Tale territorio è presentato, al primo piano, anche sotto il profilo della storia geologica e geomorfologica e dei processi di fossilizzazione, in cui si inseriscono gli aspetti naturalistici

Il Museo, disposto su più piani, presenta un’unica ampia stanza al piano terra dedicata alla zoologia, con esemplari di vertebrati quali pesci, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi provenienti dall’intero territorio della provincia di Belluno; la raccolta è completata lungo il corridoio del primo piano con l’esposizione di invertebrati come insetti, ragni, farfalle e molluschi. Ogni esemplare è affiancato da una scheda descrittiva che ne illustra l’area di distribuzione e, dove presente, il riferimento al nome dialettale del singolo oggetto. Tra questi si trova esposto un esemplare di Sampierolo (Leuciscus lapacinus), riferito in loco con il nome sanpieròl, specie oggi assai rara ma endemica del Lago di Santa Croce e dell’Alpago.
Tre stanze sono dedicate agli aspetti locali di geologia, mineralogia, paleontologia e anatomia umana, accompagnati da una serie di pannelli. La maggior parte dei minerali sono campioni donati da collezionisti che solo in parte corrispondono ad esemplari riferibili al territorio bellunese.
Il racconto della formazione del territorio locale, nelle sezioni di geologia e mineralogia, vivacizza l’interesse, insieme al plastico esteso che riproduce la morfologia del bellunese e delle aree confinanti, con un dettaglio specifico su affioramenti minerari e miniere della provincia. Carte geologiche e campioni di rocce illustrano gli smottamenti, tipici di questo territorio, come sono state la frana del Vajont e quella del Tessina, oltre ad una delle peculiarità morfologiche dell’Alpago data dal carsismo e testimoniata dalle doline del Cansiglio, ampiamente illustrata nel Museo.
Alcuni diorami e panelli illustrano l’evoluzione del territorio, mostrando lo sviluppo dell’attività dei vulcani e la nascita/ produzione di rocce diverse e illustrando le potenziali conseguenze di un ipotetico terremoto. Un diorama racconta quali sono stati gli importanti processi orogenetici che hanno portato il fondo marino a costituire le cime delle montagne e presenta alcuni esemplari di fossili marini emersi localmente, come la mandibola di Odontoceto (relative of modern delfino), ritrovata nei pressi del bivio della strada Chies-Lamosano, e i denti di squalo. Per concludere, il processo di fossilizzazione viene visualizzato attraverso le tracce fossili dei ricci di mare e in modo ancor più significativo, quelle dei Litodonti (attuali Datteri di mare). Sono inoltre di grande utilità didattica i diorami dedicati ai cacciatori preistorici, ai cervidi, all’ambiente alpino, al ibernazione invernale e all’ambiente umido, in particolare l’ambiente umido del Lago di S. Croce.
Ricca e notevole risulta essere la collezione di funghi e, all’ultimo piano, xiloteca (campioni di legno) opportunamente sezionate per meglio visualizzare le caratteristiche delle varie specie legnose (venatura, colore, porosità). I 90 campioni di alberi e arbusti della provincia di Belluno, accompagnati dai nomi scientifici, comuni e dialettali, sono organizzati in modo da facilitare la comprensione degli aspetti forestali legati alla morfologia del legno. Di notevole valore didattico, le riproduzioni in dimensione reale dei funghi, ricavate da un calco naturale a cura di Ivan Fossa.
L’esposizione botanica comprende l’illustrazione dell’evoluzione delle piante localizzate sul territorio. Una quarantina di foto mostra le piante medicinali e le piante velenose presenti in provincia. L’esposizione si conclude con la suddivisione sistematica delle alghe, licheni, muschi, felci, gimnosperme e angiosperme.


La frana del Tessina e la “galleria drenante”

Durata: 2h
Ubicazione/mappa: l’itinerario si prende facilmente dalla piazza del paese di Funés e prosegue ad anello

Descrizione itinerario: il percorso circoscrive l’area interessata dalla frana del Tessina, mostrando i punti critici del dissesto, gli interventi praticati sinora e le tecnologie sfruttate per le abitazioni che si trovano a valle del flusso di materiale. La prima fase di dissesto ha avuto inizio con l’autunno del 1960, mentre più di recente, con la primavera del 1992, la frana si è estesa verso l’abitato di Lamosano e il corpo di frana si è alzato in corrispondenza di Funés dove è stato arginato. La frana è tuttora in movimento costante, anche se non sempre con la stessa consistenza. Per diminuire il quantitativo di acqua, è stata costruita una galleria drenante di roccia naturale, con l’imboccatura sul fianco destro della valle Venal di Funés alla testata del corpo della frana, terminata nel 1997, e lunga 1.244 m.
Lungo il percorso che conduce da Funés a Pedol, osservando in direzione Nord, si nota la testata della frana impostata sulla formazione del Flysch, intensamente fratturata e piegata.

Stagione consigliata: da aprile a novembre

Museo di Storia Naturale dell’Alpago

 

Pubblicazioni

  • La Frana del Tessina: Laboratorio Naturale per la Ricerca Applicata alla Protezione del Territorio. A cura di Ester Cason Angelini. Fondazione Giovanni Angelini e Fondazione Cariverona, 2011.
  • Guida naturalistica: Monografie. Itinerari per Conoscere ed Imparare: Dal Museo al Territorio dell’Alpago. A cura della Comunità Montana dell’Alpago.
  • La frana di Pra e Lagunàz: analisi del rischio geologico. Atti del convegno: Il rischio geologico e idraulico in Agordino, Agordo, sala congressi don Tamis, 7 giugno 2008. Agordo: Castaldi, 2009.
  • Geologia delle valli Vaiont e Gallina: Dolomiti orientali. M. Riva et al. Ferrara: Università degli studi, 1990.